Grazie all’usanza della sepoltura a enchytrismos degli infanti, frequentissima a Pithecusa dagli inizi dell’insediamento greco fino ai primi decenni del VI sec. a.C., gli scavi nella necropoli hanno fornito abbondante materiale per la conoscenza delle anfore contenitori, domestiche e da trasporto commerciale, di produzione locale e d’importazione, che vi furono allora in uso (G. Buchner 6). Con il cambiare dei modi di sepoltura che si riscontra nella necropoli pithecusana dopo i primi decenni del VI sec., anche la sepoltura degli infanti in anfore viene tuttavia abbandonata quasi completamente e perdura soltanto in rarissimi casi isolati fino in età romana, di modo che soltanto reperti provenienti da livelli di abitazione possono fornire informazioni sulle anfore presenti a Pithecusa nei periodi posteriori. Fortunatamente questa lacuna viene ora colmata dallo studio che Norma Di Sandro ha dedicato ai frammenti di anfore rinvenuti nello scarico dell’acropoli pithecusana di Monte di Vico.